L’hate speech (“linguaggio d’odio”) è un tipo di comunicazione fondato sull’esprimere intolleranza e disprezzo verso il modo in cui si rappresenta o identifica una o più persone, allo scopo di zittire, spaventare e/o emarginare il soggetto o il gruppo.
Forme di hate speech relative al corpo e alla sessualità sono ad esempio slut-shaming e body shaming, ma esso può anche essere di matrice razzista, omofoba, transfobica e così via.
Anche se il linguaggio d’odio è da sempre presente nella società, l’hate speech online si differenzia da quello offline rispetto ad alcune caratteristiche vicine alla natura di Internet, tra cui la permanenza del disprezzo, la sua diffusione rapida e su larga scala, e la possibilità di utilizzare l’anonimato da parte di chi lo effettua.
Tutti aspetti, questi, che possono rendere le esperienze di odio online ancor più dolorose per le vittime e difficili da superare. Chi subisce hate speech, infatti, può arrivare a provare paura, ansia e/o depressione, adottando comportamenti di auto-censura o riduzione della propria partecipazione online.
È importante poi ricordare che l’hate speech non ha a che fare con la libertà di espressione: esercitare comportamenti discriminatori, violenti e antisociali non rientra nella nostra libertà individuale, ma al contrario mina la libertà di espressione altrui. Per questo, quando si partecipa a una discussione online è doveroso ricordare che si sta comunicando con altri individui, e in quanto tali vanno rispettati.
▻ Noi di V&M pensiamo che evitare di dare ulteriore visibilità agli insulti, sforzarsi di creare ‘safe spaces’ e utilizzare un linguaggio positivo e costruttivo possano essere ottimi punti di partenza per contrastare la cultura dell’odio online. A questo proposito, segnaliamo anche il lavoro della Task Force di @amnestyitalia che monitora e combatte l’hate speech online con cui abbiamo recentemente collaborato.
✏️ @silviasemenzin_